Nando
- 15/12/2016 06:58:00
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Fin dalla prima lettura, mi è piaciuta la disposizione grafica del testo e una certa "timbrica" che credo sia originata da quel "non credo" ripetuto ad incipit, poi "morente" in quel "ma so per certa... "(preferisco il femminile)_"... la convenienza/di una gloria postuma" e senza diritti dautore; maturerà poi, lentamente, una riflessione sul contenuto, ma intanto lesperienza poetica mi è stata data, proprio in forza della forma; ancorché alcune prime annotazioni si possono già redigere: Il significativo contrasto tra maiuscole e minuscolo di tre parole, Natura, Fortuna e spirito, è significativo e costitutivo della lettura filosofico-esistenziale con cui la Poetessa interpreta o non interpreta la Realtà; un altro passaggio, poeticamente efficace e altrettanto significativo è nei versi (davvero un insieme stupendo) “nell’incrociarsi dello sguardo/che splende solo dopo/ riesumato dal ricordo/preda casuale di sinapsi lese — o salve”, che, assieme alla gloria postuma, sembrano rivelare uno sguardo non pessimista ma senza dubbio profondamente ipercritico e disincantato verso una convenzionalità culturale intesa come forma mentis che non libera ma imprigiona, non svela ma falsifica il dato esperienziale. Ecco, allora, il finale ribelle ma non gridato e tuttavia protestato: “E mi sottraggo”. Una sottrazione che diventa vittoria o autenticamente “anarchica” affermazione dell’irriducibilità del soggetto a massa o a classe, perché fondato sulla libertà o in tensione di massima libertà.
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